L’incredibile storia del tartufo (pt.2)
Nella scorsa puntata avevamo visto la storia del tartufo dal 3000 a.C. fino al Medioevo: una storia di alti e bassi, dove il tartufo è stato considerato per un periodo un ingrediente pregiato e in un altro una tenebrosa creazione del demonio. Ed è proprio da qui che ripartiamo.
Il Rinascimento del tartufo
Nel Rinascimento il tartufo vede la sua più grande ricrescita: apprezzato e amato più di prima, diventa presto un ospite fisso nei banchetti più disparati.
Proprio nel 1502 nella regione Marchigiana, ad Acqualagna, i nobili del luogo donano a Lucrezia Borgia, profonda estimatrice dei tartufi, enormi tartufi neri.
Il tartufo tra i personaggi celebri
Ma Lucrezia Borgia è solo la prima dei personaggi che nel corso della storia hanno fatto del tartufo una vera e propria opera culinaria. Vediamo anche gli altri:
- Papa Giulio II: anche a lui, passando da Acqualagna, furono donati numerosi tartufi bianchi.
- Caterina de Medici: sovrana di Francia e profondamente appassionata di gastronomia, portò all’interno della corte francese l’arte culinaria italiana, insieme al preziosissimo tartufo. Il suo amore per questo ingrediente era dovuto ai ricordi della Toscana: quando andava alle battute di caccia al cinghiale, vedeva questi che si fermavano improvvisamente per scavare ed estrarre il tartufo.
- Napoleone: era un vero entusiasta del tartufo. Anche al Congresso di Vienna del 1815 furono serviti numerosi piatti a base di tartufo.
- Revel: uno dei primi studiosi del tartufo, anche se con molta fantasia. Secondo lo scienziato, il famoso fungo ipogeo era il frutto di una puntura di una particolare mosca sulle radici delle querce.
- Carlo Vittadini: il primo e vero studioso del tartufo. Nel 1831 pubblicò la sua “Monographia Tuberacearum”, uno studio in cui si tratta il tartufo come lo conosciamo oggi. Ecco perché nel nome scientifico di molti tartufi troviamo il “Vitt.” finale (sta per Vittadini).
- Francesco Petrarca: ultimo ma non meno importante il sonetto di Petrarca nelle sue Rime:
E non pur quel che s’apre a noi da fare, le rive e i colli, di fioretti adorna, ma dentro, dove giammai non s’aggiorna, gravida fa di sé il terrestre umore; onde tal frutto e simile colga…
Ora che sai tutta la storia del tartufo, lo amerai ancora di più!